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Formazione Professionale

FORMAZIONE PROFESSIONALE I brillanti risultati del Governo Musumeci nel settore dei servizi formativi e degli interventi formativi in Sicilia

Servizi per il lavoro

Sono trascorsi quasi due anni dall’incontro sui servizi per l’impiego e il Governo Regionale non è stato capace di scegliere su come potenziare i centri per l’impiego e organizzare le politiche attive sul territorio.

Sul tavolo del Governo erano pervenute sostanzialmente quattro richieste:

  1. riclassificazione del personale operante nei Centri per l’Impiego;
  2. riconoscimento del servizio prestato degli operatori del sistema formativo che da oltre dieci anni hanno assicurato l’erogazione delle politiche attive in Sicilia;
  3. riconoscimento del lavoro svolto dai 489 Navigator nei 64 CPI dell’isola;
  4. creazione di una moderna rete territoriale, con sedi multifunzionali allocate nei locali dei Comuni di regola con oltre 10.000 abitanti, in stretto raccordo con i CPI territorialmente competenti e con i Servizi Sociali dell’ente ospitante che coniugasse il legame tra politiche attive del lavoro e quelle d’inclusione sociale.

La Regione Siciliana ha a disposizione le risorse necessarie per bandire i concorsi da quasi due anni. Risorse provenienti sia dalla finanziaria nazionale 145/2018 sia dalla legge 74/2019 da spendere nel triennio 2019/2021 per l’assunzione di 1246 unità di personale. Rispetto alle domande tutte legittimamente espresse da lavoratori e OO.SS. il Governo non né ha risolto nemmeno una. Il Governo ha dunque mostrato il suo vero volto e non è un bel guardare perché il suo naso è più lungo del solito.  Ha raccontato frottole e non ha realizzato nulla di quanto promesso anche avendo a disposizioni le risorse necessarie. In piena campagna elettorale, esponenti che sostengono questo Governo, politici e assessori, che mostravano solidarietà ai lavoratori con abbracci e pacche sulle spalle, arrivarono a minacciare marce di protesta contro l’assessore di allora, rea di non volere applicare le leggi sulle politiche attive del lavoro di questa regione.  L’UIL ha formulato proposte, inoltrato contributi scritti, l’ultimo a gennaio 2021, nel quale si possono ritrovare molti punti di contatto con il contenuto della Missione n. 5 dello PNRR. Ai ritardi accumulati, cronici o programmati, dal Governo Regionale nell’assumere una decisione, aveva posto rimedio l’art. 10 del Decreto legge n. 44/2021 (decreto Brunetta) che conteneva tutele rispetto alle attese degli ex sportellisti e dei navigator. Anche questa possibilità è sfumata posto che il bando di concorso predisposto dalla Funzione Pubblica Regionale non è stato pubblicato prima della legge di conversione che modifica in pejus le tutele già decretate. Sfuma cosi sia la possibilità di fare una preselezione dei partecipanti per un numero pari a tre volte dei posti messi a concorso (residuando questa possibilità solo per le figure professionali apicali) e sia la pesatura dei titoli d’istruzione e di servizio che assieme non possono superare 1/3 del punteggio finale.  Insomma, non solo il Governo Regionale non ne conclude una ma anche quando altri (Ministero Funzione Pubblica) gli offre la possibilità, insperata, di approdare a una soluzione se la lascia sfuggire.  La Regione aveva comunque la possibilità di mettere in campo la proposta dall’UIL riguardante la creazione di una moderna rete territoriale. La proposta, rappresentata in un documento scritto e inviato al Presidente della Regione, anticipava, tra l’altro, alcuni importanti contenuti della Missione 5 dello PNRR.  Il Presidente della Regione e i suoi assessori non hanno compreso la portata strategica del nostro contributo che avrebbe, se avviato per tempo, posto la Regione e i lavoratori in una situazione di vantaggio!

Questo Governo, che non sa guardare oltre un palmo dal suo naso, non ha neanche per cortesia istituzionale fornito una risposta pur avendo richiesto espressamente proposte scritte. L’arte oratoria del Governatore, che non ci ha mai incantato, resta vuota, inconcludente e dannosa. Sì perché il Governo Musumeci ha superato se stesso: non solo non ha mosso un dito per i lavoratori degli ex sportelli, ma in una Regione, dove la disoccupazione galoppa al 25%, si permette il “lusso” di perdere 30 milioni di assunzioni messi a disposizioni dal Governo Nazionale dalla finanziaria 145/2018 e dalla legge 74/2019 per le assunzioni del 2019. Non serve a nulla dire che anche le altre Regioni non hanno realizzato assunzioni nel 2019, notizia per altro non vera perché Emilia Romagna, Liguria, Sardegna, Toscana e Veneto hanno assunto 1/3  degli operatori loro destinati, in questi casi la formula “mal comune mezzo gaudio” non funziona perché una delle cinque grandi regioni del meridione come la nostra poteva e doveva bandire ma coerentemente con il suo stile non ha osato, non ha scelto e un Governo che non sceglie provoca danni ai bilanci e alle persone.

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Gli avvisi di 5 misure (1-C / 2-C / 2-A / 3 / 5) stati pubblicati e le graduatorie provvisorie adottate, ma questa volta il Governo Musumeci, dall’alto della sua efficienza e competenza, si è dimenticato che nella Regione Siciliana è presente e una legge sull’accreditamento degli organismi formativi operanti nel sistema della formazione professionale e un regolamento adottato con Decreto del Presidente della Regione. Il Dipartimento ha voluto dimostrare che è capace di snellire le procedure e alleggerire il procedimento amministrativo senza nessun preventivo confronto con le OO.SS. e più in generale con il partenariato con il risultato che dovrà necessariamente, agendo in autotutela, rivedere le graduatorie o nella peggiore delle ipotesi gli avvisi. Altri ritardi che si accumulano nella lunga e tormentata spesa comunitaria e altre opportunità di occupazione che potrebbero vanificarsi.

Formazione Professionale

Anche sul versante della formazione professionale il Governatore aveva promesso tutele attraverso la creazione di una struttura agile e snella per restituire al sistema formativo la sua naturale funzione, anche qui lettera morta. Qui, il Governo ha compiuto un vero capolavoro senza sforzarsi! Non solo non ha mantenuto gli impegni assunti in campagna elettorale, come dimostrano i video e le dichiarazioni dell’epoca, ma ha creato le condizioni favorevoli per un’espansione del dumping contrattuale nel settore della Formazione Professionale. Che il fenomeno del dumping contrattuale coinvolga anche la Sicilia non è certo motivo di scandalo, né ci sorprende che altre organizzazioni possano firmare CCNL o CCRL diversi ai nostri, quello che è insolito, a nostra memoria non esistono precedenti, che a creare le condizioni favorevoli per un’espansione del fenomeno, segnatamente nel settore della Formazione Professionale, sia un atto politico rilevante come la deliberazione della Giunta Regionale n. 314 di 04/09/2019.

Che cosa accadrà se i cosiddetti contratti pirata prendessero piede? Analizziamo alcuni aspetti significativi.

Differenze retributive – Il CCNL di Federterziario – UGL, sottoscritto nel 2020, prevede significativi ribassi dei livelli retributivi tabellari per i nuovi assunti ovvero per i lavoratori del sistema formativo regionale in attesa di essere ricollocati.  A titolo di esempio, se un lavoratore di V livello (formatore), già in servizio con contratto a tempo determinato presso un Ente che applica il vigente CCNL, aveva un livello retributivo tabellare di euro 1957,63 in applicazione del vigente CCNL per la Formazione Professionale, all’atto di una riassunzione in un ente che applica il CCNL Federterziario/Ugl, si ritroverebbe, nel migliore dei casi, con una paga base ridotta del 14% e un tabellare di 1689,00 euro se inquadrato al V livello; nel peggiore dei casi, con un abbattimento del 25% e un tabellare di euro 1482,00 se inquadrato al IV livello come gli insegnanti di sostegno per gli allievi disabili. In pratica, per i nuovi assunti, nessun incremento ma una diminuzione. Solo i dipendenti a tempo indeterminato all’atto del passaggio tra un CCNL e l’altro mantengono il diritto acquisito. Quindi, già all’interno dello stesso ente, e non per ragioni legate all’anzianità di servizio, due formatori che presiedono alle medesime funzioni riceverebbero trattamenti economici diversi con buona pace della Costituzione Italiana;

Violazioni normativa nazionale e regionale: La scelta di consentire l’introduzione di CCNL diversi da quello vigente, oltre ad incrementare il fenomeno del dumping contrattuale, per cui lavoratori diversi riceverebbero trattamenti economici differenti a seconda che svolgano le loro funzioni in un ente piuttosto che in un altro, o addirittura all’interno dello stesso ente, violerebbe la normativa, anche nazionale, posta a riferimento nell’avviso 40/2021 e dell’interna normativa che governa i percorsi d’istruzione e formazione a cominciare dal decreto interministeriale (Istruzione – Lavoro) Damiani – Fioroni del 29 novembre 2007, dell’Accordo stipulato in sede di Conferenza Stato Regione del 20 marzo 2008, delle Linee Guida per i percorsi IeFP per citare alcune norme di carattere nazionale e dello stesso Decreto Presidente della Regione n. 25/2015 che disciplina l’accreditamento degli Enti di Formazione. Tale disposizioni obbligano gli organismi accreditati al rispetto del “CCNL per la Formazione Professionale” ovvero quello sottoscritto da Forma_Cenfop-CGIL-CISL-UIL.CONFSAL a Roma nel 2012;

Interventi rendicontati con le modalità dell’UCS – E’ noto (fonte Vademecum specifico) che in applicazione del Reg. (CE) n. 396/2009 è stato introdotto una scelta di semplificazione che estende i costi ammissibili del FSE ai costi fissi calcolati applicando tabelle standard per costi unitari. In applicazione di tale, scelta il costo dell’operazione è calcolata, in misura proporzionale, sulla base delle attività quantificate e non su costi effettivamente sostenuti. In una prospettiva di rendicontazione di questo tipo, i soggetti che hanno un costo lavoro inferiore di altri in virtù dell’applicazione di un CCNL che operano al ribasso traggono un facile e indebito vantaggio a danno di quegli organismi che applicano CCNL più convenienti per i lavoratori e che sono costretti a subire una concorrenza sleale.

Limiti culturali alla professione del formatore: Nel CCNL di Federterziario – UGL, dall’orario di lavoro del formatore scompaiono le cosiddette ore a disposizione e l’impegno contrattuale settimanale passa da 36 (comprensive di 14 ore destinate alle funzioni di supporto) a un orario settimanale di 32 ore estendibile a 40.   L’orario di lavoro abolisce le cosiddette ora a disposizione ovvero quelle ore di supporto alle funzione del docente. Dalla norma contrattuale traspare, una visione riduttiva della figura del formatore che non è un semplice docente d’aula, ma un professionista che intreccia competenze tecniche, cultura sociale e organizzativa che predilige le relazioni umane e personali, sociali economiche e del mercato del lavoro, per il buon esito della missione formativa. Un orario di lavoro cosi concepito non è compatibile con né con la figura professionale del formatore ne’con quanto previsto dalle Linee guida vigenti (adottate dalla Regione Siciliana aggiornate con delibera n. 157 del 05 aprile 2018) che prevedono relazioni stabili con le famiglie degli allievi e con i soggetti economici sociali del territorio.

Situazione intollerabile che sarà fortemente contrastata dalla UIL perché si stanno creando le precondizioni per il consolidamento di un sistema formativo senza regole e un siffatto sistema non garantisce né i lavoratori né il pubblico denaro.

In un sistema formativo come il nostro, fondato sul principio della concessione amministrativa, non è concepibile che gruppi di enti con la complicità di parte della politica tentino di abbattere il costo del lavoro in maniera cosi selvaggia senza che la parte pubblica addetta al controllo e alla vigilanza muova un dito. E’ evidente che tutti gli enti che applicheranno contratti pirata e che in vigenza della attuale normativa sull’accreditamento saranno denunciati unitamente a chi ne consentirà lo svolgimento delle attività.

Blocco della spesa comunitaria – Ripercussioni sugli avvisi 8/2016 e 33/2019

Un’altra grande performance del Governo Musumeci, i cui esiti si conoscono da qualche giorno, è la dimenticanza (ufficialmente i fondi sono esauriti) di prevedere le quote di cofinanziamento sugli avvisi a valere del FSE.

E’ possibile che un’amministrazione dimentichi di programmare le quote di cofinanziamento di avvisi pubblicati 3 e 5 anni fa?  E come se la Regione non avesse fatto il piano di ammortamento di un prestito con l’aggravante che in assenza di attività gli enti possono attivare procedure di sospensione e/o di risoluzione dei rapporti di lavoro. Ma la Regione Sicilia quale trattamento si può aspettare dai consessi nazionali ed europei con queste performance? Poco più di 10 milioni ne tengono bloccati 200 con l’aumento del rischio, sempre incombente, della impossibilità di certificare la spesa nei tempi stabiliti e della sciagurata possibilità di un disimpegno delle somme.

Anche gli avvisi 8/2016 e 33/2019 di competenza del Dipartimento Formazione Professionale sono bloccati con il rischio che tutti gli sforzi messi in campo dall’Assessorato competente e dalle OO.SS. per ulteriori ricollocazioni dei lavoratori del settore rimasti senza incarico, siano annullati.

Ma ricordiamo che precedenti analoghi con altri Governi, né l’empasse può essere addebitato al Dipartimento  posto  che il Dirigente Generale della Formazione (che ricopre anche la carica di Autorità di Gestione FSE) in più occasioni e per tempo, ha ricordato al Bilancio l’adempimento.

Abbiamo sollevato la questione sulla stampa e messo il Governo di fronte alle sue responsabilità. L’ARS in data 29/07/2021 ha approvato le variazioni di bilancio e l’Assessorato Regionale all’Economia assicura che nella prossima settimana adotterà i provvedimenti conseguenti per consentire al Dipartimento Formazione di emettere i relativi titoli di spesa.